LA POESIA COME ENERGIA

Da sempre convinta della sacralità della poesia come energia potente innanzitutto nei miei confronti; cosciente della qualità salvifica e intenzionale, mentre da tempo mi prodigo a fare della poesia anche una manifestazione verbale nelle e per le cose, in tutto questo movimento globale intorno e per la comunicazione che sfocia ormai nella mistificazione di massa, mi capita di essere contattata da un liutaio del pavese dal nome Stefano Pisano, perché le mie parole potessero entrare nella cassa armonica di una sua chitarra in costruzione, e fare in modo che il suo desiderio di realizzare uno strumento capace di suonare caricato di energia poetica, divenisse ispirazione potenziata di nuove, veicolate parole in musica per la destinataria dello strumento. Ho cercato di mettermi in ascolto della terra nella quale quella chitarra sarebbe approdata, di captare sogni e velleità sospese nell’aria, di raccogliere tutto il più esteso senso possibile nella brevità indotta dallo spazio fisico a disposizione della scrittura all’interno dello strumento, rivestendo i pochi versi, in quell’arco limitato di campo e tempo, di un’aurea potente di energia psico-poetica. E questo è quanto ne è germogliato:

“Come un favo di miele di mirto

produci suoni per favole e miti

conduci ogni Herz al centro del cuore.”

Ché, nell’immagine omerica, quello delle sirene è un “suono di miele”; e la parola “Herz”, che tradotta dal tedesco significa “cuore”, raddoppia così la facoltà di giungere al nucleo del centro emotivo, passando dallo stesso suono “Hertz”, che definisce la frequenza delle onde sonore al secondo . E mi chiedevo, una volta portata su carta ed inviata al mio committente, se questo gioco di suoni potesse davvero restituire a questa forma d’arte uno spettro energetico in cui esprimersi, in cui veicolare la potenza del concetto, dell’immaginario, della suggestione, addirittura durante l’esecuzione di qualsiasi brano, accordo, loop, armonia o nuova embrionale composizione, e se veramente una forza espressiva potenziata potesse creare un fluido percepibile a livello inconscio e far cadere dal cielo, sul pentagramma di un’esistenza, nuove “piume” ispirate, pizzicate, accarezzate. La mia risposta interiore è stata affermativa, e l’entusiasmo di Stefano è arrivato come una conferma. Grazie a lui, ora, alcune mie parole poetiche viaggiano all’interno della cassa armonica di una chitarra come un piccolo mantra, e le affido alle Dee e alle Muse. Ora percepisco il cerchio chiudersi intorno a una breccia di luce, il legno custode di un moto creativo, e le corde pronte ad afferrarne l’invisibile. Sono dentro quel soffio, con la rotta che appartiene ad altre ali. Sublimazione del distacco e della contemporanea compresenza. E così, ogni volta che questo desiderio nasce, il moto psico-poetico potrebbe ripetersi per altre chitarre ancora.