“E’ bellissima e rappresenta in pieno l’anima di mia madre. Complimenti sinceri. Continua a scrivere, ne vale la pena! “
Emanuela Carniti Merini sulla poesia "Alda Merini"
“Una penna raffinata e sensibile, un cuore delicato e profondo. La poetica di Serena Vestene è di notevole spessore etico. Un caleidoscopio di emozioni e di sensazioni. Di colori e di sapori. Un arcobaleno di stati d’animo. Sorsi di vera poesia. Fiero di aver letto con gioia e trasporto “Ad occhi spenti”, orgoglioso di essere amico della brava autrice.”
Michele Bruccheri – giornalista siciliano
” Hai la tela. I colori. L’anima.
E mi piace quando lei sfugge al tuo controllo e accende lanterne in vicoli bui. Ruba la brina ai fiori di campo. Cattura sogni e li trasforma in farfalle e ritorna a te come fertile terra”
Nello Avellino
“Il nodo del poetare di Serena Vestene è un’inquietudine interna, che è tensione verso l’infinito, verso la natura, gli esseri tutti, desiderio di toccare l’anima delle cose, e quasi ricrearsi, «salvarsi», valicando i limiti, le sovrastrutture, che sono impedimenti ad andare oltre, alla pienezza del vivere.
Ed è il nostro pensiero di uomini d’oggi ad aver creato questo distacco, proiettando su ogni cosa una logica spesso inappagante.
Lo sguardo coglie solo ciò che appare (Donna allo specchio) e la natura da una parte attrae e suscita il desiderio di aderire ad essa a piene mani, dall’altra lascia il poeta con le proprie matasse ingarbugliate, «le stagioni dei serpenti».
Nel fulgore della primavera c’è sempre un filtro che si frappone al desiderio di abbandono.
Ci vorrebbe la «beata pazzia», per uscire dalla razionalità, dal pensiero arido, che vede il passaggio dell’essere umano sulla terra come aria spostata «dall’incedere di un’ombra», per convincersi che il dolore non è dolore, ma solo «gocce di piante e di cielo», «poggiate su me da una pioggia di vento», che l’io, quindi, sia un tramite, un anello in questo ciclo meraviglioso che è la vita naturale.
Come la poetessa, sette miliardi di anime si muovono nel mondo «danzanti sempre tra un domani e un addio”, «generazioni implose in se stesse», «nude prede dell’oro e del sole»…
Le poesie di Serena Vestene si snodano sulla continua ricerca di un assoluto irraggiungibile.
In questo ambito il viaggiare trova una sua precisa significazione simbolica, oltre che essere aspirazione ad essere sempre in cammino, senza fermarsi mai, come chi non vuole smettere di ricercare.
E forse può essere questo il senso del vivere, il senso della poesia, l’unica che può concedere quel lasciarsi andare che tutti cerchiamo, quel filtro che ci consente di costruire una distanza di salvezza, perché, «mentre assorbe l’Io», scrive Franco Loi, «lo allontana dalle impressioni e dai dubbi della mente», e lo prepara «all’abbandono, al vibrare stesso della vita».”
Maria Pia Ricci sulla raccolta "Ad occhi spenti"
“Una dama incantevole che dona grazia e sapore alle sue poesie. Con versi compatti ed un lessico travolgente, rende ogni poesia un’opera in sé che traspira brucianti emozioni.”
Karmina
“Una brillante scrittrice che conosce sapientemente i meandri dell’anima , dipinge con voli leggiadri l’amore, la natura, la vita con occhi radiosi, donando al lettore sensazioni eteree in un’armonia di sensi, colori, sensazioni, profumi.”
Cinzia Azzarone
“Nel suo libro «Ad occhi spenti», Serena ricama, come una sarta, in maniera disinvolta e al contempo minuziosa ogni singola trama di ogni sua poesia. Come un’impagliatrice annoda le proprie sensazioni più intime e nascoste l’una sull’altra, nascondendo tra le dita il vento che profuma di giunchi ed acqua calma.
Offre al lettore, in maniera nitida e lucente come lama di coltello, i suoi percorsi introspettivi, specchiandosi negli elementi naturali più disparati, in perfetto equilibrio tra la coscienza e l’incoscienza del vivere quotidiano.
Le sue poesie trasudano di praterie notturne, di sabbia rossa d’Australia, d’Africa antica, di correnti australi intente a spalancar santuari ed ali di gabbiani.
Serena snuda il proprio Io di donna consacrando ogni altezza, profondità ed estensione della sua anima, catturando e poi sposando ogni eterna dimensione tra la terra e il cielo.”
Thomas Monni - cantautore
“È stata una gioia incontrare una persona che sa accogliere e trasformare gli eventi della vita . Che non teme di diventare grande. Bisogna avere un gran cuore e una gran voglia di vita per riuscire ad essere leggeri nel raccontarsi.”
Ermanna Allevi
Toccante, avvolgente. Bello. Cosa dire; quando le parole non riescono a rendere le emozioni provate, si fa fatica a trovare aggettivi adatti. Da leggere. E rileggere. E rileggere.
Marcello Mancini sulla raccolta "Inginocchiata a picco sul cielo"
Ho letto “VENUS IN VINIS” e mi sono molto piaciuti sia la prefazione di Erioli che anche il tuo discorso introduttivo. Trovo che alcune poesie siano davvero molto molto belle e complessivamente sia un bel lavoro, perché credo abbia davvero centrato l’obbiettivo di celebrare la sensualità della vita da un punto di vista femminile senza mai scadere nella volgarità, a volte anche un po’ fiancheggiando un’ironia più o meno sottile. Quindi è un bel lavoro. Complimenti Serena, davvero. Sei stata davvero brava.
Francesca Ganzerla - poetessa e attrice - sulla raccolta "VENUS IN VINIS"
Uso sapiente delle parole che giocano tra di loro libere da schemi espositivi ordinari. Una poesia “avanzata” che sembra aver attraversato e agevolmente superato il periodo di un’esposizione letterale e di sintassi scorrevole e chiara, desiderosa di farsi comprendere, con utilizzo di rime e di assonanze o comunque di una spiccata musicalità, atta a coinvolgere i sensi in maniera diretta ed immediata, sino a giungere oggi ad una esposizione più matura, ermetica, farcita di retorica, un dire e non dire allo stesso tempo, essenziale, ma comunque, a lettura completata, altamente evocativa. Incisiva la delicatezza descrittiva dei versi come nella poesia Incanto d’ aurora, in cui l’autrice si immedesima regalando al lettore immagini surreali ma anche di personificazione sino a divenire essa stessa un’aurora, per poi esplodere nella luce. Ma anche profondamente dirompente come l’immagine offerta di Alda Merini che della poesia, che arde sotto la pelle, ne ha fatto il suo credo. La poesia cerco parole rincorre la figura retorica dell’anafora: “cerco parole/una corsa di foglie” posta all’inizio di ogni verso a rimarcare quello che è il principio ispiratore cardine. Ma le foglie mutano, nascono rigogliose e presto muoiono, avvizzite, in balia del vento. Qual’e allora il segreto delle parole: lasciare che seguano la sorte delle foglie o che sappiano innamorare, vermiglie, dorate, dalla divina polpa, di un corso nuovo delle cose? Come forse la tua poesia, cara Serena, che tormenta il tuo silenzio come spesso fai con le mani?
Daniela Fornaro - Presidente del cenacolo di San Bonifacio - su alcune delle mie poesie recitate in occasione di un evento privato a Monte Cucco