Le nostre metà, umane, artistiche e poetiche hanno potuto esprimersi e si sono arricchite grazie al viaggio epistolare di un incontro. In un tempo storico in cui sono le dimensioni estetiche ed esteriori e d’interesse materiale a garantire la continuità dei rapporti, mi sembra tanto bello avere dato spazio alle nostre anime senza che la presenza, a volte goffa e ingombrante dei corpi, le alterassero nelle profondità e nei contorni. – Lorenza Auguadra
“eccomi, ci sono, sono ancora viva, esisto” – per te, ma innanzitutto per me stessa, per questo spazio isolato che benedico, per questa presenza che è parsa respirare del mio stesso respiro, del mio stesso vapore acqueo seppur nella lontananza, così vicina da farmi credere che chissà, qualcosa in noi già comunicava prima di noi, forse ci conoscevamo già come fanno le bricole, tese alla sopravvivenza cercando appigli di sorellanza, in un’ “acqua granda” che sborda e invade come ci ha invaso l’imperfetta e sofferta immobilità per questo tempo perfetto. – Serena Vestene
Sono come le bricole Lorenza e Serena, e non poteva che essere così: come le bricole sono le anime sorelle. E con loro tutti gli infiniti incontri speciali tra esseri viventi che nell’unione e nell’alleanza trovano il modo di affrontare il cielo e le nuvole anche quando sono così scure da adombrare la luce e da farci paura. Mi piace pensare a questi pali di legno inteneriti e fragili, forse, nel loro involucro, ma resistenti e saldi come acciaio, lì dentro, dove occhio umano non può arrivare. Sentinelle silenziose e affidabili dei moti dei pesci e delle alghe, dei più piccoli organismi e delle più grandi navi. Vicini sempre, comunque. Anche quando tutto intorno sembra parlare di distanze e solitudini – dalla prefazione della giornalista e scrittrice veronese Silvia Allegri
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